Il Croissant à la francaise di Schär per la colazione gluten free
Morbido, gustoso, ricco di fibre, il croissant frozen di Schär Foodservice si caratterizza anche per l’alto grado di servizio, grazie all’imballo infornabile che consente la cottura promiscua nello stesso forno con prodotti con glutine

Guarda al momento della colazione la novità gluten free firmata Schär Foodservice. La divisione dedicata al canale horeca del gruppo Dr. Schär ha lanciato il Croissant à la francaise, in imballo monoporzione infornabile, dedicato ai bar che vogliono rendere inclusivo il primo pasto della giornata, accogliendo e offrendo ai consumatori celiaci o che hanno problemi con il glutine, un prodotto di qualità, gustoso, veloce da preparare e sicuro.

Delicato e fragrante

Con un alto contenuto di fibre, il nuovo arrivato si caratterizza infatti per il suo gusto delicato e burroso, e per la consistenza morbida e sfogliata. Molto versatile, può essere servito vuoto o farcito al momento, sia con farciture dolci sia salate.

Il Croissant a la Francaise nel suo imballo infornabile

In confezione monoporzione da 55 g (shelf life di 360 gg a -18 °C), ha dalla sua anche l’alto grado di servizio. La preparazione è infatti semplice e veloce: basta inserire il prodotto, senza aprire la confezione e senza scongelare, in microonde e lasciarlo rinvenire in poco più di un minuto a 360 W o in forno tradizionale preriscaldato a 200 °C per 9 minuti per avere il croissant caldo e fragrante da servire in totale sicurezza sia per l’operatore sia per il cliente. Ma non solo, perché il pack infornabile consente la cottura promiscua nello stesso forno con prodotti contenenti glutine, escludendo ogni rischio da contaminazione e consentendo anche ai locali che non dispongono di due forni separati di servire il senza glutine in totale serenità.

Una colazione più ricca

Il Croissant à la francaise va ad arricchire la proposta di Schär Foodservice per la colazione gluten free al bar, che comprende soluzioni come le Fette Biscottate Single (leggi Gluten free e in formato monodose: le Fette Biscottate Single Schär), gli Schär Notes, croccanti cialde quadrangolari con ripieno di crema di cioccolato al latte (leggi Schär Notes, lo snack dolce e goloso gluten free), i Choco Chip Cookies, biscotti con le gocce cuore di cioccolato (leggi Choco Chip Cookies Schär, il goloso biscotto americano è gluten free).

 

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Gli italiani e il caffè tra rito, esperienza e gusto
È stata presentata la nuova ricerca “Se è italiano… si sente! – Gli italiani e il caffè” realizzata da AstraRicerche per il Consorzio Promozione Caffè.

Viaggio multisensoriale, rito che rende felici, simbolo del made in Italy di cui andare fieri e che si riconosce a occhi chiusi: questo e molto più è l’espresso per gli italiani secondo la nuova indagine  Se è italiano… si sente! Gli italiani e il Caffè, realizzata da AstraRicerche per Consorzio Promozione Caffè, un appuntamento che prosegue da anni e fotografa una realtà dinamica.

Per il 92% delle persone, la tazzina è un’abitudine che scandisce i diversi momenti della giornata e le diverse occasioni di convivialità, soprattutto per gli italiani tra i 25 e i 34 anni (95%). Molto apprezzata dai più giovani è anche la varietà che il panorama italiano offre in termini di miscele e tipologie (91% dei 25-34enni rispetto all’89% della media degli intervistati). 

Siamo tutti d’accordo sull’italianità del prodotto e del rito che lo accompagna, ma «quanto valore è racchiuso per gli italiani stessi in questa affermazione? Con questa ricerca – spiega Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè – siamo voluti andare più in profondità. La fotografia che ci restituisce AstraRicerche da un lato ci conferma il legame indissolubile tra gli italiani e il caffè e dall’altro ci sorprende per il patrimonio di eccellenza, innovazione, creatività e tradizione che la tazzina, in quei pochi sorsi, è capace di raccontare al popolo che l’ha resa celebre nel mondo».

Punto di forza dell’economia.  Tra i prodotti agroalimentari italiani più esportati nel 2023, con un giro d’affari di 2,259 miliardi di euro (+6,8% sul 2022 – dato Ismea), il caffè è uno dei settori industriali storicamente più legati al nostro know-how. Ne sono primi sostenitori gli italiani stessi, secondo cui la qualità del caffè è ben rappresentata sia da marchi celebri (92%) sia dalle piccole torrefazioni (87%). Inoltre, è considerato un mix  tra tradizione e creatività (91%) e un simbolo del made in Italy (90%), oltre a rappresentare nella torrefazione il “saper fare italiano” (89%). 

Ricercato all’estero. Da sempre il caffè fa sentire a casa gli italiani, soprattutto quando sono fuori dai propri confini, in quanto certi che il “nostro” sia il migliore del mondo (88%) e che sia apprezzato ovunque (86%), soprattutto dagli stranieri quando sono in Italia (80%): gli italiani amano trovarlo all’estero mentre viaggiano (89%) e sono convinti di poterlo riconoscere anche a occhi chiusi (81%), ma soprattutto sono convinti che contribuisca a creare un’immagine positiva dell’Italia nel mondo (89%) e a esportare il nostro modo di intendere il caffè (83%). Il simbolo del caffè italiano per gli stranieri nel mondo è identificato nell’espresso (61%), seguito dalla moka (22%).

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Gusto, praticità e standardizzazione: i panificati frozen di Molino Spadoni
Impasti in linea con le nuove tendenze alimentari, tata varietà e alto grado di servizio nelle gamme di panificati per il fuori casa PanPinsa, Focaccine Soffici Senza Glutine e Ciabattine Spaccate

Bar, punti caldi e catering: diverse tipologie di locali, stessa necessità di avere panificati di qualità e pratici da preparare e servire. Molino Spadoni intercetta queste esigenze e, forte della sua expertise nel mondo molitorio e della sua propensione all’innovazione, ha strutturato un’offerta articolata, arricchita recentemente da alcune novità che stanno riscuotendo grande interesse da parte degli operatori professionali.

La nuova linea dei PanPinsa è composta da schiacciatine realizzate secondo la tipica ricetta della pinsa: farina di grano tenero, farina di soia e farina di riso compongono l’originale mix di questo impasto per il quale vengono utilizzate esclusivamente pasta madre, rifrescata giornalmente dagli anni ’60 e biga. Altissima idratazione – oltre il 90% di acqua sulla farina – grande alveolatura e sofficità sono le caratteristiche distintive. Dopo aver lievitato per almeno 48 ore, l’impasto viene stesorigorosamente a mano come da tradizione – e condito in superficie con olio evo prima della cottura. Il risultato finale è una schiacciatina pretagliata dall’aspetto artigianale, croccante fuori e soffice dentro, con una fragranza e un gusto davvero intensi.

I PanPinsa Molino Spadoni sono disponibili in confezioni da 4 pezzi (100 g pz), in sei versioni di gusto diverse: PanPinsa tipo “0”, PanPinsa Integrale, PanPinsa al Riso Nerone con il caratteristico colore violaceo, PanPinsa Curcuma e Semi di Lino dall’impasto giallo oro, PanPinsa ai 7 Cereali e, infine, PanPinsa alla Mediterranea con pomodoro, capperi, olive e origano. La versione maxi del PanPinsa tipo “0” è disponibile non pretagliata in confezioni da 2 pezzi, 200 g l’una.

Praticità, versatilità e velocità sono caratteristiche che danno un grande valore aggiunto a queste referenze per i professionisti del canale: sono già cotte e pretagliate, è sufficiente riscaldarle in piastra o in forno per 3/4 minuti e saranno pronte da farcire.

Le Focaccine Soffici Gluten Free

La Focaccina Soffice Senza Glutine farcita

Anche le nuove Focaccine Soffici Senza Glutine Molino Spadoni sono una grande soluzione: già cotte e confezionate singolarmente nel pratico film “ovenable” per il rinvenimento in forno ventilato senza pericolo di contaminazioni. Tre le varianti di gusto: con farina di Ceci, Curcuma e Semi di Lino, con Riso Nerone e Semi di Girasole e, infine, al Gusto Mediterraneo con pomodoro, capperi, olive nere e origano. Nuove proposte che si affiancano alla versione Classica con olio extravergine di oliva. Praticità nel rinvenimento che si deve anche alla possibilità di decongelarle e conservarle fino a 5 giorni a temperatura ambiente, abbattendo quindi il rischio di food waste e i conseguenti costi. Soffici e gustose, stese a mano e tutte con olio extravergine di oliva sono la risposta ideale alle esigenze dei clienti celiaci o intolleranti al glutine.

Le Ciabattine Spaccate, un classico, ma innovativo

Ormai dei veri e propri classici sono le Ciabattine Spaccate surgelate Molino Spadoni: pani confezionati singolarmente che possono essere utilizzati in modo pratico ed estemporaneo ottimizzando il tempo di preparazione.

La Ciabattina Spaccata tipo “0” è ottima da servire nel cestino del pane o da farcire. Per chi ama un pane dal gusto e dall’aspetto particolari, ci sono anche la Ciabattina Spaccata ai Ceci germogliati e Curcuma e la Ciabattina Spaccata al Riso Nerone: la prima originale e gustosa grazie all’aggiunta di ceci germogliati e alla curcuma, spezia che le conferisce il suo colore peculiare; la seconda altrettanto gustosa e fragrante, che si contraddistingue per il colore violaceo.

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Si parte con la Blending Competition by Planteray Rum
Iscrizioni aperte fino al 12 giugno per la prima della gara di bartending firmata dal marchio di rum di Maison Ferrand, che porta l’arte del blending al bancone. Chi sale sul podio vola in Cognac e partecipa alla finale europea

Portare l’arte del blending dalla distilleria al bancone. È questo il senso della Blending Competition by Planteray Rum, gara di bartending al suo debutto, dedicata ai rum di Maison Ferrand e organizzata da Compagnia dei Caraibi, distributore dei prodotti della casa francese, in collaborazione con Farmily Group.

Una gara innovativa nel panorama generale delle competizioni per i professionisti della miscelazione. Viene infatti chiesto di preparare un cocktail, nello specifico la propria versione di un grande classico, il Grog, ma il focus della sfida è su un ingrediente in particolare: il blend di rum Planetary da creare ad hoc e da utilizzare come sua base alcolica.

La gara si rivolge dunque ai bartender che hanno una spiccata passione per il distillato di canna da zucchero e tanta voglia di sperimentare, è articolata in quattro semifinali, in programma nel mese di luglio, che toccheranno tutta la Penisola e nelle quali verranno selezionati gli otto finalisti (due per tappa) che si affronteranno nella finale che si terrà a fine ottobre a Milano.

Come partecipare

Ma andiamo con ordine. Chi vuole cimentarsi nella sfida può farlo iscrivendosi sul sito del concorso (dove c’è il regolamento completo) fino al prossimo 12 giugno, selezionando una delle quattro tappe alla quale prendere parte: Torino, al Piano35 il primo luglio; Salerno, al Marama l’8 luglio; Marina di Ravenna, all’Augardiente il 17 luglio, e Torre a Mare (Bari), al Cantinero Bad Habits il 22 luglio.

Al momento dell’iscrizione, i concorrenti, oltre a inserire i propri dati personali (con foto del barteder), dovranno anche realizzare e caricare un video (massimo 3 minuti di durata) nel quale presentano la loro versione del Grog, partendo dal blended rum creato.

Il blended rum: come crearlo

La ricetta del cocktail deve infatti contenere minimo 6 cl del blended rum che i bartnder potranno creare assemblando da un minimo di due a un massimo di sei referenze della linea Planteray: Xaymaca Special Dry, Réserve 5 Ans, Grande Réserve, Isle of Fiji, Stiggins’ Fancy Pineapple e Cut & Dry. Il concorrente è libero di scegliere le percentuali di rum di assemblare, così come il contenitore per il suo invecchiamento, per esempio, vetro, acciaio, plastica, terracotta, ceramica, pelle, o altri, eccezion fatta per il legno, che sarà protagonista della fase finale della gara. Si può anche giocare su temperature e luoghi di riposo, utilizzare anche più materiali, ovvero far riposare il blend prima in un contenitore e successivamente in un altro di diverso tipo, o diluire il blend, ma senza scendere sotto il 40% di alcol in volume. Non si può però manipolare il blend, per esempio aromatizzandolo, chiarificando, ridistillando.

La ricetta del Grog

Gli altri ingredienti da utilizzare per completare la ricetta del cocktail sono il succo di lime, lo zucchero bianco e una referenza Fee Brothers Bitter (facendo attenzione che questa non sovrasti il rum), avendo anche in questo caso massima libertà nelle quantità in modo da poter bilanciare la ricetta sula base del blended rum creato. Non si possono però aggiungere altri ingredienti.

Le fasi della gara

Tra tutte le ricette presentate ne verranno selezionate 6 per ogni tappa e i loro autori si confronteranno nella relativa semifinale, dove presenteranno alla giuria il blended rum, la loro versione del Grog e racconteranno il processo creativo che li ha guidati.

Da ogni tappa verranno selezionati due concorrenti, che andranno in finale. A questo punto per gli otto finalisti comincia un novo processo creativo. A ognuno di loro sarà infatti consegnata una botte da 10 l di Planteray da utilizzare per creare un nuovo assemblaggio di un rum a base delle stesse etichette selezionate nella fase precedente, potendo ovviamente rivedere il bilanciamento in percentuale dei prodotti.

Il nuovo blend sarà uno degli ingredienti, da utilizzare in una quantità minima di 3 cl, di un nuovo cocktail a scelta del finalista. Per la sua ricetta si potranno usare, per quanto riguarda le categorie rum, gin, cognac e vodka i prodotti di questi brand: Citadelle Gin, Plantation Rum, Canerock Jamaican Spiced Rum, Ferrand Cognac, Froggy B Vodka, e per gli altri alcolici anche prodotti di altri marchi se non ci sono alternative nel catalogo di Compagnia dei Caraibi. Si può anche utilizzare un ingrediente homemade, ma che sia tracciabile.

Chi sale sul podio vola in Cognac e alla finale europea

Si arriva così alla finale, in programma il 28 ottobre presso Tripstillery a Milano, dove i concorrenti presenteranno e faranno assaggiare alla giuria, composta Lola Garces, brand ambassador Maison Ferrand, Emanuele Cosi, direttore del Mag Navigli, un membro del team advocacy di Compagnia dei Caraibi e un giornalista di settore, il primo blended rum, il secondo creato per la finale e il nuovo cocktail.

Prima della gara i finalisti parteciperanno a una masterclass su Planetary rum e i suoi prodotti tenuta da Garces e Cosi.

Il premio per i tre bartender che saliranno sul podio è un viaggio in Cognac, alla scoperta della distilleria di Maison Ferrand, e una selezione di bottiglie esclusive. Inoltre, potranno accedere alla finale europea della Blending Competition by Planteray Rum per sfidare gli altri concorrenti del Continente: il vincitore si aggiudica un viaggio alle Barbados, Paese d’origine di alcuni Planteray Rum.

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Con Pleasure Express Magum firma tre nuove esperienze di gusto
La nuova gamma del brand è composta da tre referenze su stecco, Magnum Euphoria, Magnum Wonder e Magnum Chill, che esplorano inedite combinazioni di sapori e di consistenze

Con la bella stagione è arrivato anche il momento di tirare fuori il frigo dei gelati e di riempirlo con qualche novità. A questo proposito, Magnum ha lanciato la nuova gamma Pleasure Express, composta dalle tre referenze su stecco Magnum Euphoria, Magnum Wonder e Magnum Chill.

La nuova gamma propone un viaggio di piacere, con gusti di gelato dal cuore sorprendente per esplorare diverse combinazioni di sapori e di consistenze.

Andando un po’ più nel dettaglio, Magnum Euphoria (69,5 g) è un gelato al limone che circonda un rinfrescante cuore composto da sorbetto al lampone. È ricoperto da un gustoso cioccolato bianco, combinato con cristalli alla frutta.

Uno strato di croccante cioccolato con caramello e con pezzetti di mandorle caramellate racchiude invece Magnum Wonder (69,5 g), il cui cuore è un cremoso gelato al gusto di dattero e mou.

Conclude il trittico Magnum Chill (70 g), composto da un cuore di rinfrescante sorbetto ai mirtilli avvolto in un gelato al gusto di vaniglia e biscotto, il tutto immerso in uno spesso cioccolato con croccanti pezzetti sempre di biscotto.

Un cioccolato unico e sostenibile

Filo conduttore alle diverse esperienze di gusto l’esclusivo cioccolato croccante che avvolge ogni gelato del brand di Unilever, preparato utilizzando fave di cacao della Costa d’Avorio, accuratamente selezionate e provenienti da coltivazioni sostenibili, certificate dalla Rainforest Alliance.

Coltivazioni dove le donne svolgono un ruolo fondamentale e, poiché la stagione agricola dura solo sei mesi all’anno, il marchio sta portando avanti un progetto a loro supporto. Si tratta dell’iniziativa Awa by Magnum, che punta a sostenere le donne nelle comunità di coltivazione del cacao della Costa d’Avorio sia dal punto di vista sociale sia da quello economico, attraverso finanziamenti e formazione per aiutare a sviluppare ulteriori forme di guadagno che consentano loro di diversificare il loro reddito. Obiettivo del progetto è di sostenere 5.000 donne entro il 2025 e ne ha già raggiunte circa 3200.

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Bitter del Lago, il nuovo nato di casa Tassoni
La collezione Mixology dello storico marchio si arricchisce di un bitter, preparato con botaniche amaricanti arricchite dall’infusione di cedro Diamante

Guardare al futuro, senza perdere d’occhio il passato. È la filosofia della nuova era Tassoni, il progetto di rilancio dello storico marchio italiano avviato lo scorso anno, quando ha festeggiato i suoi 230 anni di vita, da Gruppo Lunelli, che ne è proprietario dal 2021. Un progetto dove uno spazio importante è riservato alla mixology, per la quale il marchio ha rinnovato e ampliato la collezione di soft drink dedicati ai bartender, accompagnandola con un gin (leggi Il rilancio di Tassoni fa crescere Gruppo Lunelli, protagonista delle bollicine premium). Linea per la miscelazione che ora si arricchisce di un nuovo arrivo: il Bitter del Lago.

Il cedro protagonista

Il Bitter del Lago

La nuova creazione prende vita da una ricetta dell’antica spezieria Tassoni e prevede una ricercata combinazione di selezionate botaniche amaricanti con l’infusione di cedro della pregiata varietà Diamante della Calabria. Tra gli ingredienti della ricetta spiccano poi il colombo, una radice proveniente dal Sudafrica dall’intensa colorazione gialla e in grado di donare una particolare speziatura alla nota amaricante, il rabarbaro secco e il macis, pregiato fiore della noce moscata. Infine, le bacche di vaniglia e cannella, che ammorbidiscono il gusto di Bitter del Lago, donandogli un impatto organolettico più complesso.

Pensato per la miscelazione, dal gusto pulito, piacevolmente amaro e intensamente aromatico, il nuovo prodotto (alc 25% in vol) è ideale per la preparazione dei classici aperitivi italiani, rivisitazioni e per nuove creazioni. A questo proposito il signature proposto di Tassoni è BitterTass, un originale aperitivo di facile preparazione dove il Bitter del Lago si sposa con l’iconico prodotto della casa, la Cedrata Tassoni.

In un’elegante bottiglia da 700 ml, dalla superficie ruvida e brillante, caratterizzata dal pattern a “buccia d’agrume” che identifica tutta la collezione del marchio, il nuovo nato sarà in distribuzione dalla fine di maggio.

La collezione Mixology

Il suo arrivo va ad ampliare la collezione Mixology, che comprende la gamma di mixer, frutto di un intenso lavoro di ricerca sulle materie prime, tutte naturali, condotto dal mastro erborista con la collaborazione di bartender internazionali, e composta da Tonica Superfine, Tonica al Cedro, Ginger Beer, Ginber Ale (queste ultime due certificate bio) e Soda La Classica. E il Distilled Dry Gin Superfine Tassoni (alc 41,5% in vol), il gin d’autore dalla decisa nota agrumata data dalla scorza di cedro Diamante, realizzato partendo da un’antica ricetta dell’azienda, rivisitata con un big della scena bartending, Bruno Vanzan.

La ricetta

BitterTass


Ingredienti:
50 ml Bitter del lago, 100 ml cedrata Tassoni
Preparazione:
build
Guarnizione:
foglie di mirto
Bicchiere:
highball alto

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Le birre low e no alcol piacciono sempre più
La nuova edizione del Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra accende i riflettori sulle birre a basso o zero tenore alcolico, consumate da due intervistati su tre. Tra i maggiori driver di scelta delle birre low e no alcol, Gen Z, Millennials e Gen X apprezzano l’assenza (o quasi) di tenore alcolico, senza rinunciare al gusto. Alla scoperta delle birre low e no alcol, tra sapore, differenze sensoriali e food pairing: la parola al beer sommelier Fabio Mondini.

Riportiamo il comunicato diffuso da CIB-Assobirra sulla sintesi della ricerca BVA-Doxa relativa al gradimento delle birre low e no alcol.

Esplorare le nuove frontiere della birra. In un contesto sociale e di consumo dinamico e in mutamento, le birre low e no alcol rappresentano un trend in costante crescita tra chi beve abitualmente birra, rispecchiando uno stile di vita sempre più sano ed equilibrato. Questa categoria di birra piace ad un beer lover su due perché considerata una bevanda dal sapore appagante, come quello della birra tradizionale, ed è consumata dai due terzi degli italiani che bevono birra.

Sono queste le principali evidenze emerse dall’ultima indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra, la fotografia periodica sul mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra, che per questa edizione accende i riflettori sulle birre low e no alcol. Spazio anche a un approfondimento sul profilo aromatico e le differenze sensoriali con il coinvolgimento del beer sommelier Fabio Mondini.

CRESCONO POPOLARITÀ E GRADIMENTO DELLE BIRRE LOW E NO ALCOL

Aumenta la popolarità della birra low e no alcol, conosciuta dall’80% degli amanti della birra senza distinzione di età e consumata dal 67% di essi. Di questi, circa un terzo (35%) la beve spesso in alternativa alla birra tradizionale: un dato che accomuna Millennials (31%), Gen Z e Gen X (entrambe 36%). Tra i target di riferimento, la Gen X registra nel complesso il consumo più alto (69%), seguita da Millennials (65%) e Gen Z (62%), ma è apprezzata di più proprio dai più giovani (52% versus. 43% della Gen X). Oltre la metà dei consumatori (62%) è infine soddisfatto dell’offerta attualmente presente sul mercato.

I PRINCIPALI DRIVER DI SCELTA E LE OCCASIONI DI CONSUMO 

L’aspetto più gradito della birra low e no alcol è la possibilità di poterla bere senza subire gli effetti dell’alcol, indicata dal 28% del campione. Il sapore paragonabile a quello della birra tradizionale è un fattore di gradimento per il 17% dei consumatori, mentre il 16% la apprezza in quanto bevanda leggera e digeribile. I principali driver di scelta e di consumo della birra low e no alcol, condivisi da tutte le fasce di età, sono la salubrità (per il 29% degli intervistati,, il gusto simile alla birra classica (27%) e il minor apporto di calorie (24%). Tra le principali occasioni di consumo, un terzo (34%) degli intervistati la gusta in alternativa alla birra tradizionale, ad esempio quando deve guidare (32%), mentre 1 su 4 la considera una bevanda rinfrescante da bere durante i pasti e le occasioni sociali.

«La nuova edizione del CIB pone l’attenzione su una qualità intrinseca della birra – commenta Andrea Bagnolini, Direttore Generale di AssoBirra – un prodotto ormai  ben consolidato nella tradizione italiana, capace di esplorare nuovi contesti e di aprirsi ad un’audience sempre più variegata, attenta e consapevole. L’industria birraria si sta calando in uno scenario in trasformazione e sta rispondendo ad un’evoluzione delle abitudini dei consumatori, investendo in soluzioni innovative e ampliando la gamma di birre offerte. I produttori stanno abbracciando sempre più un approccio che sposa un consumo moderato, con prodotti privi di alcol o a basso tenore alcolico di alta qualità e radicati nelle tradizioni locali. La popolarità delle birre low e no alcol è in espansione, e il volano di questa crescita è l’innovazione del comparto, che sta compiendo degli straordinari passi avanti e reso possibile lo sviluppo di prodotti di eccellenza».

Andrea Bagnolini direttore generale Assobirra

L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI GUIDATA DALLA GEN Z, ATTENTI AL BENESSERE

Un crescente interesse per la salute e il benessere guidano le scelte alimentari dei consumatori di birra, con la Generazione Z in prima linea. Nell’ultimo anno un bevitore di birra su tre (32%) ha seguito un regime alimentare controllato e tra i target più attenti emerge proprio la Gen Z, con un intervistato su due (45%) che ha dichiarato di aver seguito un’alimentazione oculata, percentuale più elevata rispetto a Millennials (30%) e Gen X (32%). Nel complesso, tre quarti del campione (76%) afferma di perseguire il proprio benessere fisico, emotivo e mentale attraverso una dieta bilanciata, un numero adeguato di ore di sonno e la pratica di attività fisiche, considerazioni che mettono d’accordo Gen Z, Millennials, Gen X.​ La metà dei consumatori intervistati (48%) si dedica regolarmente o con una certa frequenza a un’attività sportiva, con Gen Z e i Millennial​s in testa.

ESPLORANDO LE BIRRE LOW E NO ALCOL: LA PAROLA ALL’ESPERTO

Educare i consumatori sulle qualità gustative delle birre low/no alcol è essenziale per superare le barriere e i bias cognitivi che possono ancora influenzarne o limitarne il consumo. A questo proposito, il CIB di AssoBirra ha coinvolto il beer sommelier Fabio Mondini per esplorare le qualità sensoriali delle birre low e no alcol, le principali differenze rispetto alle varianti alcoliche e per approfondire il loro impatto sulla percezione dei consumatori, insieme ai migliori abbinamenti gastronomici.

«La birra sta attraversando una fase di innovazione e cambiamento molto positiva –  spiega il beer sommelier Fabio Mondini – tanto che in tutto il mondo c’è una crescente preferenza per un consumo moderato di alcol, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z: le birre low e no alcol non solo soddisfano il desiderio di un tasso alcolico ridotto, ma sono anche apprezzate per il loro gusto e come simbolo di uno stile di vita sano. Nonostante presentino alcune differenze rispetto alle birre tradizionali, come una consistenza più leggera, un sapore più dolce e una complessità olfattiva più lieve, questa tipologia di prodotto garantisce un’esperienza di consumo appagante.
E parlando di food pairing e abbinamenti gastronomici, prosegue: «Per determinare la combinazione migliore tra birra e cibo, occorre esaltare entrambi e non lasciare che il sapore di uno sovrasti l’altro. Le birre low e no alcol sono versatili e ottime da proporre dall’aperitivo a tutto il pasto, con piatti poco strutturati, come verdure, insalate varie, ma anche sushi, carpacci e carni bianche. Tutti abbinamenti per contrapposizione a quelle che sono le caratteristiche organolettiche delle birre ‘leggere’».

Fabio Mondini beer sommelier

Per i produttori, la sfida è quella di mantenere un profilo gustativo ricco, complesso e paragonabile alle birra tradizionale: «La produzione di birre no e low alcol avviene tramite tecniche come la fermentazione limitata e la rimozione dell’alcol, procedure che permettono di preservare il gusto e l’aroma. Gli investimenti in ricerca – aggiunge Fabio Mondini – mirano a migliorare ulteriormente i prodotti, sfruttando ingredienti come luppolo, spezie ed erbe aromatiche per intensificare il gusto, avvicinando sempre più le birre analcoliche o a bassa gradazione alcolica al sapore tradizionale».

«La birra si integra in un tessuto sociale e in un contesto rinnovati e in costante evoluzione, in cui emergono in modo particolare peculiarità e caratteristiche della fasce più giovani e dove l’interesse per alternative di qualità è in crescita – conclude Andrea Bagnolini -soprattutto quando si tratta di birre low/no alcol con proprietà organolettiche paragonabili alle alternative alcoliche. Queste tipologie e varietà, riflesso del desiderio di uno stile di vita più equilibrato, si affermano come un’opzione paragonabile alle birre tradizionali, rispondendo a un orientamento sempre più moderato e salutare, ma senza rinunciare a un’esperienza birraria autentica e al suo sapore inconfondibile».

Nota metodologica: l’indagine è stata condotta da BVA Doxa per AssoBirra tramite interviste online CAWI (dal 27/03/2024 al 8/04/2024) su un campione di 602 individui di età compresa tra i 18 e i 65 anni.

La versione integrale del CIB completa di foto e schemi è disponibile al seguente link: https://www.assobirra.it/wp-content/uploads/2024/05/CIB_Iediz2024.pdf

Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra è l’istantanea che con cadenza periodica accende i riflettori sui cambiamenti in atto nel mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori intervistati da BVA Doxa, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra.

AssoBirra dal 1907 riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra e malto in Italia che complessivamente coprono più del 92% della produzione di birra nazionale, rappresentano il 72% di birra immessa al consumo nel nostro Paese, dando lavoro direttamente e con l’indotto a circa 103.000 persone. Rappresenta la casa della birra italiana all’interno di Confindustria, riunendo oltre 40 associati tra grandi, medi e piccoli birrifici, insieme con le 2 malterie e ad una rete di produttori di luppolo. AssoBirra svolge per il settore birrario compiti di rappresentanza istituzionale, promozionale e di sviluppo. AssoBirra è anche l’organismo incaricato di valorizzare l’immagine della birra e a questo scopo, oltre a promuovere studi e ricerche su tutti gli aspetti legati al mondo birrario, promuove anche campagne di relazioni pubbliche finalizzate alla crescita della cultura della birra e alla sensibilizzazione ad un consumo responsabile.

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Herbalis Amaro Officinale Poli, la proposta di Accademia Botanica

A distanza di ben 126 anni, Poli Distillerie 1898 propone Herbalis Amaro Officinale, frutto della ricerca di Accademia Botanica, progetto di Poli Distillerie 1898 per la valorizzazione dell’uso erboristico delle piante officinali in ambito liquoristico.

Dal gusto fresco e mediterraneo, moderatamente alcolico (32% alc), di colore ambrato chiaro, Herbalis Amaro Officinale è il discendente dello storico Vaca Mora, l’amaro in stile galenico a base di radici e spezie creato dal fondatore Gio Batta Poli della distilleria di Schiavon, vicino a Bassano del Grappa, nel centro del Veneto. Una proposta messa a punto anche grazie agli “stimoli” del team Meregalli Spirits di Monza che distribuisce grappe, distillati e liquori Jacopo Poli da oltre 35 anni.

La sua struttura aromatica infatti è frutto della fusione armonica di cinque note organolettiche fondamentali:
note agresti e mentolate, date dal rosmarino, dalla salvia, dalla menta e dall’origano; note agrumate dell’arancia dolce, dell’arancia amara e del limone;
note anisate e dolci del coriandolo, della liquirizia e del finocchio;
note balsamiche e resinose del cardamomo e del ginepro;
note amaricanti dell’assenzio romano, del carciofo e dell’abrotano.
L’assemblaggio di 15 diverse infusioni idroalcoliche, arricchite con un brandy invecchiato 3 anni, ha dato così vita a Herbalis Amaro Officinale.

Da notare poi la forma della bottiglia in vetro da 70 cl, dalla superficie in rilievo che ricorda i grappoli di uva, e dall’inconsueto tappo meccanico.
Herbalis Amaro Officinale non solo è un piacevole digestivo da gustare liscio o con ghiaccio, ma anche un ingrediente speciale per preparare ed esaltare il gusto di cocktail, dalle ricette classiche a quelle più originali. Riportiamo un paio di ricette messe a punto da Massimo Sandri, bartender e titolare del locale Roots Cocktail Bar di Bassano del Grappa (Vi).

Massimo Sandri bartender e titolare di Roots Cocktail Bar di Bassano del Grappa (Vi)

Herbalis Americano
Ingredienti
3 cl Herbalis Amaro Officinale Poli
3 cl Vermouth Poli Gran Bassano Bianco
top seltz
Preparazione
Tecnica build in tumbler basso, guarnire con zest di arancia.

Cocktail Herbalis Americano by Massimo Sandri

Herbalis Gimlet
Ingredienti
5 cl Herbalis Amaro Officinale Poli
2,5 cl cordiale di agrumi home made
profumo al finocchietto
Preparazione
Shake & strain, versare in tumbler basso con zest di arancia.

Cocktail Herbalis Gimlet by Massimo Sandri

Herbalis Amaro Officinale presentato a Cascina Cuccagna di Milano

Progetti di Accademia Botanica, Herbalis Amaro Officinale è stato recentemente presentato dal titolare Jacopo Poli a Milano, nei suggestivi spazi di Cascina Cuccagna, una location storica quanto mai adatta per l’occasione.
Presente nella mappa del Catasto Teresiano del 1722 col nome di “Cassina Torchio”, Cascina Cuccagna apparteneva ai Padri Fatebenefratelli (Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio) che utilizzavano i terreni di pertinenza per coltivare le erbe officinali destinate all’Ospedale Maggiore di Milano (l’attuale Università degli Studi di via Festa del Perdono). Una struttura agricola, accuratamente restaurata dall’Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna (ACCC) a partire dal 2005, che si è ritrovata all’interno della città di Milano.
Jacopo Poli ha provveduto a descrivere accuratamente i motivi che hanno spinto l’azienda veneta a promuove Accademia Botanica, a cominciare dalla scelta accurata della materia prima utilizzata, una quindicina di erbe e botaniche di 5 famiglie, passando quindi a descrivere le singole caratteristiche e funzioni organolettiche, per finire con le tecniche di lavorazione di ogni botanica, comprese le relative soluzioni idroalcoliche per la miscelazione, operazioni svolte in collaborazione con il mastro erborista Marco Martino.

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Campari Bartender Competition: dieci bartender per il decimo titolo
La decima edizione giunge alle fasi finali. Dieci semifinalisti ancora in gara, appuntamento al Camparino in Galleria per l’ultima selezione. Gran finale il 20 maggio a Sesto San Giovanni.

Da dieci a tre, e alla fine ne rimarrà solo uno. E in principio erano addirittura più di mille. Gli ultimi atti della decima edizione della Campari Bartender Competition sono alle porte: si tratterà di una due giorni densa di eventi, che si susseguiranno fino a decretare il Campari Bartender of the Year per il 2024. A cedere il testimone sarà il campione uscente, Dario Tortorella de L’Antiquario di Napoli (premiato come Miglior Bartender Italiano all’ultimo Roma Bar Show) e l’appuntamento è presso l’indirizzo di casa di Campari Group.

Prossima prova: Behind the Bar

Gli indirizzi, anzi: i dieci bartender rimasti in gara (millecento partecipanti complessivi), superstiti dopo mesi di selezioni culminate con la visita a sorpresa del team Campari Academy per la fase Behind the Bar, si daranno infatti appuntamento il prossimo 19 maggio al Camparino di Milano, insegna simbolo dell’aperitivo all’italiana. Qui procederanno a una triplice prova, che considererà la miscelazione in senso stretto (i bartender dovranno replicare il drink con il quale si erano iscritti alla competizione in origine, scegliendo tra i temi delle nove precedenti edizioni), l’improvvisazione e la cultura generale in materia Campari, con un quiz.

A giudicarli sarà il panel composto da Luca Casale (Campari Academy Coordinator), Alessandro Pitanti (Channel&Customer Field Manager Campari Group, vincitore della quarta edizione della Campari Bartender Competition), Dom Carella (F&B consultant, proprietario di [Ca-ri-co] Milano), Tommaso Cecca (Global Head of Camparino Licensing&Mixology), Nicola Scarnera (Campari Academy Manager) e Samuele Ambrosi (proprietario a Treviso di CloakRoom, CloakLab e Boss Hogg).

La finalissima

È da questa serrata scrematura che emergeranno i tre finalisti, pronti per il palcoscenico principale: lunedì 20 maggio, Campari Group aprirà le porte della sua sede storica di Sesto San Giovanni per accogliere l’intera industria del bar a partecipare all’evento più atteso dell’anno. Ritmo serrato, cerimonia di gala e una giuria di calibro internazionale: allora si avvererà il sogno del decimo Campari Bartender of the Year.

I bartender in gara

Di seguito i nomi dei dieci bartender ancora in gara:

Alessandro D’Alessio (Rita’s Tki Room, Milano)
Alessio Papalia (Bulgari Hotel Milano)
Andrea Ferrari (Jigger Spiriti e Cucina, Reggio Emilia)
Andrea Natalino (Sheraton Hotel Como)
Edoardo Cipriani (The Soda Jerk, Verona)
Luca Pupillo (Bulgari Hotel Roma)
Luca Salvioli (Musa Lago di Como, Sala Comacina)
Alessio Megna (Freni e Frizioni, Roma)
Andrea Pace (Drink Kong, Roma)
Damian Matuszik (Doria La Spezia).

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Pronta al debutto Maysta, la vodka di Gruppo Montenegro
Montenegro punta sul distillato, le cui domanda negli ultimi anni è in costante cresita, con una vodka di proprietà prodotta secondo il disciplinare Ig polacco. A giugno parte la distribuzione

Gruppo Montenegro scommette sulla vodka. È in questa categoria di spirit che il Gruppo si appresta a lanciare il suo nuovo brand di proprietà, Maysta, che sarà in distribuzione a partire dal prossimo mese di giugno.

Prodotta nel cuore della Polonia, Maysta è una vodka premium che viene realizzata secondo il rigido disciplinare di produzione dell’Indicazione Geografica (Ig) Polish Vodka, considerata una delle più pregiate al mondo. La materia prima dalla quale viene ottenuta è la sola segale polacca, proveniente nello specifico dal Voivodato della Pomerania, area affacciata direttamente sul Mar Baltico, che arricchisce di preziosi sali minerali la pianta durante l’intero ciclo vitale. A questo si aggiunge un processo di produzione che prevede 4 fasi di distillazione e 3 di filtrazione.

Pura, vigorosa, cristallina

Il risultato finale è un distillato limpido e cristallino, che esprime tutta la sua purezza al palato e caratterizzata da un piacevole retrogusto amaro di mandorla. Al naso è decisa, pulita ed equilibrata con un finale nel quale emerge una nota zuccherina e amidacea.

Ideale da servire in purezza, Maysta ha un altro tratto distintivo nella sua gradazione alcolica, pari al 41% in volume, che ne esalta tutte le caratteristiche e la rendono perfetta come ingrediente per la miscelazione, sia in grandi classici a base vodka, loro reinterpretazioni o creazioni del tutto nuove. Due esempi suggeriti dal brand sono il Maysta Tonic, dove si aggiunge a una tonica e si completa con una fetta di lime con guarnizione, per ottenere un long drink fresco e aromatico, e il Baltic Mary, rivisitazione dell’iconico Bloody Mary fatta miscelando Maysta con succo di pomodoro, succo di limone fresco, salsa Worcestershire, tabasco e pepe nero.

Un pack d’impatto

La qualità del distillato, che sarà disponibile nei formati da 70 cl e 1 l, si rispecchia anche nell’elegante bottiglia dal design contemporaneo, disegnato su misura e in esclusiva, con un’etichetta argentata sulla quale campeggia il nome del distillato. Nome che richiama il lessico nordico e il significato di “maestà, a sottolineare il vigore e il carisma del prodotto. A impreziosire il pack l’immagine di un tridente, simbolo delle divinità marine e, in questo caso, legato alla forza del Mar Baltico, che con le sue correnti, e i venti temperati regola il clima favorendo la crescita di una vigorosa qualità di segale nelle pianure polacche dalle quali il distillato nasce.

La crescita del mercato della vodka

Con questo nuovo prodotto, curato in ogni dettaglio, Gruppo Montenegro punta dunque ad affermarsi nel promettente mercato della vodka, tornato a crescere negli ultimi anni con performance superiori a quelle del periodo pre-pandemico. Lo scorso anno il giro di affari del distillato nel fuori casa ha raggiunto i 154,7 milioni di euro, con oltre 11,7 milioni di litri venduti. Regina di questa categoria è la vodka bianca, alla quale si deve l’84% del valore e il 77% dei volumi, e che negli ultimi 5 anni ha continuat a marciare con tassi di crescita del 6% a valore e del 2,6% a volume.

Le ricette

Maysta Tonic
Ingredienti:
5 cl Maysta Vodka, top acqua tonica,
Tecnica:
build
Guarnizione:
fetta di lime
Bicchiere:
highball

Baltic Mary
Ingredienti:
6 cl Maysta Vodka, 12 cl succo di pomodoro, 1,5 cl succo di limone fresco, 2 dash salsa Worcestershire, Tabasco, pepe nero
Tecnica:
throwing
Guarnizione:
pizzico di sale alle alghe del Mar Baltico
Bicchiere:
highball

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